Località turistica Montana (Lazio)
Turismo nel Lazio: vacanze nel "Cicolano,Valle
del Salto" tra montagna, storia, archeologia, gastronomia, laghi, parchi e
riserve naturali.
Geografia
di S. Landi
E’ consuetudini identificare con il
Cicolano, anche
se un esatta ricostruzione storica dei confini dimostra qualche diversificazlone,
il territorio ricadente nell' ambito di 4 comuni:
Petrella Salto,
Fiamignano,
Pescorocchiano,
Borgorose.
Invece
la divisione del Cicolano in quattro comuni, risale al 1811 e coincide con il
riordino amministrativo del Regno di Napoli da parte di Gioachino Murat.
Dal
1852, data di acquisizione dello Stato Pontificio delle borgate di Offeio e San
Martino, aggregate al comune di Petrella Salto, può ritenersi che il territorio
ricadente nel Cicolano sia rimasto sempre lo stesso.
Tale
regione, costituendo l'estremo lembo sud-orientale della
Provincia di Rieti, si
estende per 446,37 Kmq, pari al 16,20% della intera provincia.
Il
comune territorialmente più vasto è quello di Borgorose con 148,16 Kmq, seguono
nell'ordine, Petrella Salto con 102,16 Kmq, Fiamignano con 100,70 Kmq, e
Pescorocchiano con 94,58 Kmq.
E'
interessante la constatazione che ben il 93% del territorio si trova ubicato
sopra i 600m. La metà, guasiI 49,3% addirittura del terriorio stesso, è ubicato
sopra i 1000m.
E' da
ricordare peraltro che alcune delle montagne comprese nella regione superano i
2000 m, cosi la cima del
Monte Morrone (m 2.266) nella
Riserva Naturale delle Montagne della Duchessa, mentre
altri rilievi si avvicinano a tale quota, come il Monte Nuria ad esempio, con i
suoi 1 .888 m.
Accanto a rilievi di notevole imponenza, nel
Cicolano si trovano ampi altopiani. I
quattro più importanti, tra l'altro contigui, sono quelli di Cornino, di
Pascine, di Campolisca, dell'Aquilente.
Il Piano di Cornino, a
1.280 m di quota, visibile in alcune foto del testo, è caratterizzato dalla
presenza di numerosissime doline di origine carsica. E' presente nella parte
orientale dello stesso piano anche un piccolo bacino lacustre assai poco
profondo specie nei mesi estivi.
A una
quota inferiore, sui 1.150 m, si estende il Piano di Rascino coperto in parte
dalle acque dell'omonimo
lago
di Rascino.
Questo lago, di origini certamente carsiche, ha una superficie estremamente
variabile che segue il mutare delle stagioni, e fin dai tempi remoti è noto per
la pescosità delle
acque che ospitano una considerevole ittiofauna.
Il piano
dell'Aquilente si trova a 1.170 m, mentre quello di Campolasca a 1.100 m.
Circhi
glaciali ben conservati e detriti morenici, sono ancora oggi testimoni
inequivocabile di una passata glaciazione.
Un altro
piccolo piano, pure esso ospitante un lago di modestissime dimensioni è il
lago
della Duchessa, che riceve il nome della stessa montagna, aspra, severa, tale da
conferire un tono di particolare ambiente montano alle zone limitrofe.Per quanto
concerne il clima della regione Cicolano, esso risulta vario e complesso in
funzione soprattutto della altitudine, della giacitura e della orografia. Può
ritenersi in definitiva di tipo continentale, con massima piovosità in
corrispondenza dell'autunno e massima siccità nell'estate.
Certamente
la creazione dell'invaso artificiale del Salto ha contribuito ad apportare
modifiche apprezzabili al clima del Cicolano, soprattutto nelle zone limitrofe
le precipitazioni pare siano più abbondanti e siano inferiori le escursioni
termiche, nel contempo anche l'umidità assoluta e relativa hanno subito una
variazione aumentativa. Di notevole entità sono nella regione le precipitazioni
nevose, in particolare nel periodo gennaio-febbraio. La neve resiste sui rilievi
più alti (Morrone, Nuria, ecc.) per gran parte dell'anno.
Sotto il
profilo idrografico è da porsi in rilievo che quasi tutte le acque del Cicolano
alimentano il Salto, che ha le sue origini al confine meridionale della stessa
regione ed è caratterizzato da una superficie del bacino imbrifero di circa 900
kmq.
La
costruzione della diga ai Balzi di S. Lucia, negli anni 1939-1940, opera in
calcestruzzo alta 90 m, ha portato alla formazione di un bacino del volume
complessivo, a massimo invaso, di 278 milioni di mc, lungo 11, 4 km e largo, al
massimo, 800 m. Il
lago
Salto ha un perimetro di ben 56,8 Km ed una superficie di 8,33 Kmq;
profondità media è di 33,30m. Della
superficie indicata del lago, peraltro una parte, 6,48 Kmq, è considerato
territorio del Cicolano, mentre la rimanente parte della superficie ricade sotto
l'amministrazione di Comuni della Sabina.
LINEAMENTI STORICI DEL CICOLANO
di M. V. Biondi
Le prime citazioni sul Cicolano neoclassici latini
risalgono al V sec a.C. Tracce di vita umana nel
periodo neolitico e mura in grosse pietre squadrate dell'epoca pelasgica
testimoniano la presenza dell'uomo fin dalla preistoria, ma solo nel 494 a. C.
si hanno le prime notizie sugli Equi, antichi abitanti della regione, che
vengono a contatto con la nascente repubblica romana. Dopo un susseguirsi di lotte e di razzie da ambo le
parti, nel 302 a. C. il console Marco Valerio conquistò la regione. Solo la
parte più aspra ed impervia, la Valle del Salto, conservò una certa
indipendenza ed i sud! abitanti furono chiamati Aequicoìi; dalla corruzione di
tale termine che nel medioevo diventerà Eciculi, deriva il nome Cicolano. In epoca Augustea insieme ai sabini gli
Aequicoli
sono inclusi nella IV regione con due municipi:
Cliternia presso l'attuale Capradosso e la Res Publica Aequiculanorum con sede
principale a Nersae, presso l'attuale Mesce.
Altre città importanti furono: Suna (Torre di
Taglio), Thiora (S. Anatolia), un vicus nella zona di Collefegato ed un forum
nei pressi dell'attuale Mercato, collegate da due vie principali: la Cecilia
che, diramandosi dalla Salaria attraversava le valli del Turano e del Salto per
raggiungere Amiternum e la Latina o Epilatina che, congiungendo Reate ad Alba
Fucens, attraversava i centri di Cliternia, Suna, Nersae, la zona di
Corvaro e
Thiora.
In tale aspra e poco popolata zona il Cristianesimo
si diffuse in epoca tarda, alla persecuzione di Decio sono legati i nomi di S.
Anatolia martirizzata a Thiora e l'arrivo di quei cristiani che, non «lapsi» e
non «libellatici», avevano dovuto abbandonare Roma. Fu un cristianesimo urbano
che mal avrebbe sopportato le successive vicissitudini del primo periodo
Longobardo se parallelamente non ci fosse stata la diffusione del Monachesimo
che fece sorgere nelle campagne numerose celle, romitori, monasteri e pievi più
o meno dipendenti dall'Episcopio reatino.
Nel VI sec. dallo studio dei documenti conservati
negli archivi dei Monasteri farfense, sublacense, casariense sappiamo che il
Cicolano dipendeva dal Ducato di Spoleto nell'ambito del castaldato reatino; si
ha notizia dei gualdi di S. Angelo di Rumata (761) e di S. Stefano di Cliviano
(791) e della tassa terzium frugum che, appannaggio dei Duchi, verrà donata da
Faroldo a Tommaso di Morienna rifondatore dell'Abbazia farfense (750); incerta è
l'esistenza di un castaldo Cicolano, ma, nell'821 in un breve memoratorium
riportato dal Regesto farfense, è citato un Teudiperto «Castaldus de Eciculis».
La topografia e la toponomastica cambiano
completamente e, scomparse le grandi città romane, si hanno nomi di piccoli
insediamenti, non sempre localizzabili. Gli Ecicoli svolgono prevalentemente
un'attività agricola a servizio di signori residenti in Rieti o in altre città
del Ducato con un progressivo impoverimento della popolazione locale che si
troverà completamente indifesa di fronte alle scorrerie saracene che
distruggeranno anche i monasteri di S. Paolo de Orthunis, di S. Paolo de Cocotha,
di S. Pastore e di S. Leopardo di Collefegato e che contribuiranno anche qui al
formarsi dell' incastellamento, di quel tornare al monte che caratterizzerà e
determinerà l'attuale struttura del Cicolano. Tale situazione topografica è
documentata nelle Bolle papali di Anastasio IV (1153)
e Lucio III (1182) dove dall'elenco delle pievi, delle chiese e dei monasteri
della diocesi reatina, si ricava la pianta toponomastica dei centri abitati
medioevali.
La viabilità ed i traffici, caduta in disuso la
romana via Cecilia, si svilupparono sulla direttrice che collega Rieti al Lago
del Fucino attraversando i centri di Capradosso (la romana Cliternia), Mercato
(Forum), Torre di Taglio (Suna), Petrignano, Castelmenardo, Collefegato, Corvaro
e Torano. Per tale via passarono anche gli eserciti Svevi ed Angioini
determinando le alterne fortune della nascente nobiltà locale. Alla fine del
XII secolo il Cicolano esce dall'influenza reatina ad
opera dei Normanni l'unico legame resterà con la Curia. Dal catalogo dei Baroni, risalente a Ruggero, si
nota come il Cicolano viene diviso tra tanti signori su tutti emerge la famiglia
Mareri padrona di numerosi castelli per secoli e a tale nome è legata la
prima diffusione del francescanesimo nella vallata.
Nel 1228 la giovane Baronessa Filippa Mareri,
seguace di San Francesco, ricevuto in dono dal fratello Tommaso la Chiesa di S.
Pietro de Molito e Casardita vi si rifugia con le consorelle dando vita al primo
monastero francescano femminile nel
Regno delle due Sicilie.
L'eredità spirituale di S. Filippa vive ancora
nella vallata dove il Monastero da Lei fondato è ancor oggi centro di vita
spirituale e culturale. Al XIII secolo risalgono
i famosi «Statuti del Cicolano» che ci descrivono gli aspetti socio-economici
della vita dei suoi abitanti e delle famiglie che, da allora, con alterne
fortune, si susseguirono nel dominio della regione nell'ambito del Regno di
Napoli. Ai Mareri successero i Colonna, i Savelli ed i Cesarmi; proprio sotto il
dominio dei Colonna si svolse nella stupenda rocca di Petrella il dramma di
Beatrice Cenci. Nel 1650 quasi tutta la vallata passa sotto il dominio dei Barberini con il nome di «Stato di Cicoli» e vi resterà fino a tutto il
XVIII secolo*.'
Nel periodo napoleonico il Cicolano resta ancora
nel Regno Napoletano e le circoscrizioni amministrative sono ridotte per numero
e si delineano i 4 comuni che vivono ancora: Petrella di Cicoli, Pescorocchiano,
Borgocollefegato (Borgorose) e Mercato (comprendente Fiamignano. attuale
capoluogo del comune) e con la Restaurazione fa parte del 2° Abruzzo Ulteriore
nel Distretto di Cittaducale.
Nel settembre del 1860 i 4 comuni aderiscono al
Regno d'Italia, ma nell'Ottobre si ha una sollevazione generale di tutti coloro
che auspicano il ritorno dei Borbonici. Sembrava un fuoco di paglia, ma in
realtà dovette intervenire l'esercito regio e la guardia nazionale di città
vicine per poter ristabilire l'ordine. Solo nell'estate dell'anno successivo fu
placata la sommossa, ma restarono odi e vendette che alimentarono il
fenomeno del brigantaggio che per circa un decennio continuerà a battagliare nel Cicolano. Nel 1926 viene costituita la provincia sabina e dopo circa otto
secoli il Cicolano ritorna nella sfera amministrativa della vicina Rieti; la
coesistenza con l'Abruzzo ha fortemente influenzato la cultura, l'arte e le
tradizioni popolari delle quali si trovano esempi tipici in tutta l'Italia
meridionale ed insulare. Nel 1940 viene completata la diga che, con lo
sbarramento del fiume Salto, darà origine al lago che prende il nome dal
villaggio Borgo S. Pietro sommerso dalle acque. Il nuovo paese ed il Santuario
di S. Filippa verrà interamente ricostruito sulle rive del lago ed il Cicolano
si arricchisce di questo nuovo patrimonio che arrecherà notevole sviluppo al
turismo locale già ricco di notevoli beni culturali quali la rocca di Petrella
Salto, il già ricordato museo del Monastero di Borgo S. Pietro, i reperti
archeologici di epoca romana di Nesce, di Cliternia, della zona di Corvaro dove
è ancora visibile la stupenda chiesa romanica di influenza abruzzese di S.
Leopardo, i terrazzamenti in opera poligonale e quadrata e il
santuario degli equicoli di Corvaro e le
numerose tradizioni popolari.
RISERVA NATURALE MONTAGNE DELLA
DUCHESSA
E' interamente compresa nel comune di
Borgorose e
rappresenta la parte occidentale del Parco Naturale Regionale del
Monte Velino
(m. 2486 -
Abruzzo) . Seguendo i sentieri della Riserva Naturale e i percorsi
C.A.I. ci si può addentrare in questo paesaggio appenninico così affascinante e
misterioso dove poter praticare trekking, escursioni e visite guidate. Da
segnalare il paesaggio che, dal borgo di Cartore attraverso il Vallone di
Fua e il Vallone del Cieco, porta al lago della Duchessa.
MONTE CERVIA E MONTE
NAVEGNA
Tutela un vasto comprensorio tra i due
laghi del Salto e del Turano , che va dal
Monte Cervia al Monte Navegna,
divisi dalla profonda Valle dell' Oblio, di straordinario valore naturalistico.
Le superfici sono quasi completamente ricoperte di boschi, salvo i
castagneti da frutto tra i quali sono presenti esemplari secolari di
eccezionali dimensioni , come la "cerqua bella" di Marcetelli, alta 22m, più
antica e grande roverella del reatino.
I sentieri del parco conducono, da Varco Sabino, attraverso la località "Le
Forche", ai costoni rocciosi e agli aridi prati del Monte Navegna, da cui il
panorama si apre verso le due vallate del Lago del Salto e del Lago del Turano.
Dalla località "Le Forche" un comodo sentiero conduce ai ruderi dell' antico
centro abitato di Mirandella, che scopre il suggestivo paesaggio della Valle del
Turano.
La Riserva Naturale.
La Riserva Naturale, ingrandita nel 1997, tutela un vasto comprensorio della
Catena dei
Monti Carseolani, tra i bacini dei Fiumi Salto e Turano.
La Riserva è divisa in due zone specifiche.
La più vasta comprende i rilievi di Monte Navegna e Monte Filone,
che il Fosso dell'Obido separa dal Monte Cervia a sua volta
diviso dal vicino Monte S. Giovanni dal Fosso di Riancoli.
L'altra zona è composta dai rilievi che recintano il paese di Nespolo,
e che formano il confine con la vicina zona abruzzese di Carsoli.
Ha una superficie di quasi 3600 ettari ed è dotata di sei aree attrezzate e di
numerosi percorsi senti eristici.
L’ambiente ha una grande valenza naturalistica con boschi e laghi, torrenti e
gole è uno scenario suggestivo quello che si apre agli occhi dei turisti quando
si lasciano incantare dalla bellezza del monte Navegna e
Monte Cervia.
Nei boschi si ergono maestosi i faggi circondati da aceri, più in basso
querce secolari e castagni.
Il sottobosco è un crescere di stupende fioriture di orchidea, narciso, violetta
e anemone.
Se la vegetazione rappresenta lo scenario stupendo fatto di chiaroscuri, di
giochi di luce e ombra che si infrangono tra gli alberi, è la varietà della
fauna a definire il grande valore ambientale di tutta l'area.
Tra fauna emerge in modo preponderante il lupo e il gatto selvatico, presenze
importanti quanto sfuggenti, troviamo l'aquila reale, l'astore, il picchio
muraiolo e lo sparviero; tra le pozze d'acqua e vicino ai fontanili si ritrovano
la salamandrina dagli occhiali e ventre giallo a l'ululone.
A questa natura si accostano i reperti archeologici e antichi borghi.
IL LAGO DEL SALTO
Il lago del Salto (m 535 s.l.m.), uno
specchio dai mille riflessi di colore incastonato tra i monti e circondato da
boschi verdeggianti, ricco di fiordi e insenature che penetrano in valli
profonde si estende per 10 Km di Lunghezza. La strada che lo costeggia tutt'
attorno per circa 35 Km, pianeggiante e ombreggiata, è un percorso naturale per
gli amanti della bicicletta. Numerosi punti di discesa consentono inoltre la
pratica di diversi sport acquatici, come il canottaggio, lo sci d'acqua e la
pesca sportiva. Quando le acque si ritirano, riaffiorano i resti delle
abitazioni che, nei primi anni quaranta, furono sommerse dal lago a seguito
della costruzione di una maestosa diga per la produzione di energia elettrica,
mentre le nuove dimore furono edificate più a monte.
ALTOPIANO DI RASCINO, CORNINO E MONTE
NURIA
Un patrimonio naturale di incontaminata
bellezza e suggestione è rappresentato dall' altopiano di Rascino da cui la
vista può spaziare in una enorme distesa incorniciata dalle cime dei monti Nuria
e Nurietta. L'altopiano è impreziosito dalla presenza di un laghetto naturale
dalla forma irregolare e sinuosa attorno al quale si affollavano nel periodo
estivo le numerose greggi e mandrie di bovini. Attraversando l'altopiano, si
giunge al piano di Corinto, a 1250 m. slm ai piedi del Monte Nuria, con
l'omonimo laghetto, da dove si può partire per un' altra più impegantiva
passeggiata fino ai laghetti di Nuria e quindi della vetta di Monte Nuria, a
1888 m slm. Da qui si gode di un panorama straordinario sulla piana reatina,
fino al monte Terminillo , al Gran Sasso e nelle giornate più limpide, fino a
Roma.
Ripercorrendo la strada verso Rascino, si giunge al piano di Petrella, con
l'omonimo lago , e più avanti al più piccolo dei quattro altipiani, l'Aquilente.
Ogni stagione è spettacolare sull' altopiano: in inverno, quando la coltre di
neve ammanta la piana è possibile praticare lo sci di fonfo.
A primavera con la fiuritura di maggio, e in autunno, il paesaggio si tinge di
innumerevoli varietà di colori.
In estate è la presenza degli animali allo stato brado a scandire come un tempo
la vita dei pastori.
ROCCHE, CASTELLI E PALAZZI
Numerosi sono i resti di rocche e
castelli che risalgono al periodo medievale quando, per difendersi dalle
incursioni dei Saraceni, gli abitanti lasciarono i vecchi insediamenti per
rifugiarsi sulle alture da cui si potevano controllare le vie di accesso della
valle.
Ricostruendo l'itinerario che collegava le roccaforti tra loro, e partendo dal
versante reatino, superato il castello di Staffoli , di cui restano solo
pochi ruderi, ci troviamo di fronte la rocca Canci , la cui storia e
fortemente legata alla vicenda storica della giovane Beatrice Cenci. Nel
1958 Beatrice fece assassinare il padre che teneva segregata e per questo fu
condannata a morte. Nei secoli la vicenda è divenuta leggenda e mito, diventando
nell' immaginario popolare il simbolo dell' innocenza oppressa.
Continuando il percorso sul versante della montagna, troviamo i resti delle mura
perimetrali di Castel Mareri e arroccato su uno sperone, il castello
di Poggio Poponesco, di cui rimane la torre, da cui lo sguardo spazia sino a
M.ti Carseolani.
Sul versante opposto della Valle, il castello Rigatti , ottimamente
conservato, la roccaforte Saracena di Girgenti e i castelli Roccaberardi,
Roccarandisi, Pescorocchiano e Macchiatimone.
Una funzione a se doveva avere il castello di Rascino sovrastante la
piana, dove restano tracce anche di insediamenti abitativi.
Spostandoci verso la zona di
Borgorose, incontriamo
il
castello di Corvaro, il castello di Torano , di cui possiamo ancora
ammirare la torre, e il castello di Collefegato , i cui resti mostrano
l'antico borgo cinto di mura e di rocche, con annessa la chiesa e le prigioni.
Il castello di Malito di cui rimangono le torri medievali e le mura perimetrali.
Infine il castello di Poggiovalle , ai confini con la Marsica, di cui si
ammirano i resti della rocca medievale.
Oltre alla presenza di numerosi castelli, nel Cicolano troviamo anche
diversi palazzi, dimore delle famiglie nobili, Barberini, Colonna, Orsini,
Mareri, Cavallari, Martelli ecc., che ci hanno lasciato testimonianze della loro
presenza e della loro importanza sociale, economica e politica.
A petrella Salto spicca palazzo Maoli, una maestosa costruzione seicentesca di
stile manierista, la cui facciata esterna presenta un grandioso portale in
pietra. L'edificio, oggi di proprietà della comunità montana, diventerà un
centro di divulgazione culturale del territorio.
SANTUARI E ABBAZIE NEL
CICOLANO / VALLE DEL SALTO
Nel Cicolano e nella Valle del Salto sono presenti innumerevoli abbazie incastonate in ambienti
di rara bellezza, tra i più importanti da essere visitati sono:
- Santa Maria De Melio (Malito)
Questa piccola chiesa, che viene menzionata nel Catalogus Baronum,
conserva ancora la quel senso di spiritualità, all’interno si può ammirare una
tavola d’altare che raffigura la madonna in trono.
Oggi la chiesa è meta di molti pellegrinaggi, dove si festeggiata la prima
domenica di Luglio.
-
S. Giovanni Leopardis
S.Giovanni Leopardis importante centro benedettino fondato intorno al XI secolo,
era molto simile a una fortezza inespugnabile con la sua tripla cinta muraria
poligonale, oggi non restano che pochi resti della sua possente muraria
La cripta, invece, è ancora intatta con le sue decorazioni e composta da cinque
navate dalle luminose colonnine.
-
S. Anatolia
Costruita intorno al 1251, nel luogo dove era stata martirizzata la vergine
Anatolia, sotto l’imperatore Decio (241-251).
Successivamente fu ricostruito nel 1877.
Oggi nel santuario ogni anno avviene una processione tra il 3 e il 10 luglio una
processione in cui viene portata una statua riempita di ex voto.
-
Santa Maria Apparì
Centro importante di pellegrinaggio mariani,dove la sua costruzione risale a
Orinzia Colonna, e venne costruito nel luogo dove, secondo la leggenda narra che
apparisse la vergine ad una ragazza persiana su una pianta di ciliegio.
-
Eremo di San Filippa Mareri
Intorno al 1227 San Filippa visse in una grotta solitaria nelle adiacenze di
Piagge e qui condusse una vita contemplativa e spirituale fino al 1228.
Oggi è una meta di molti pellegrinaggi.
-
Abbazia di S. Salvatore Maggiore
L’ Abbazia benedettina di S. Salvatore Maggiore fu fondata nel 735.
L’abbazia seconda come importanza a quella di Farfa, ed ebbe
una grande fortuna arrivando ad ampliare i propri possedimenti nelle Marche e in
Abruzzo oltre che a Roma, successivamente intorno al XIV iniziò a decadere.
Fu soppressa da Papa Urbano VIII che la unì a quella di Farfa.
Oggi è in corso il restauro per ottenerne il pieno recupero
CULTURA , ARTE E RELIGIONE NEL CICOLANO / VALLE DEL SALTO
E' una valle romantica quella del
Cicolano, caratterizzata da vicende cruente, leggendarie, fatti sanguinosi
intrecciati a storie passionali a tinte forti. Tutto il territorio è pervaso da
un forte e profondo sentimento religioso le cui tracce risalgono a secoli
addietro, ma che tuttavia vengono continuamente rinnovate e vivificate.
Entrando nella Valle del Salto dal versante reatino , giungiamo nel comune di
Concerviano , dove possiamo ammirare sull' altopiano del monte Letenano, il
complesso monumentale dell' antica Abbazia si San Salvatore Maggiore. Fu
condannata nel VII secolo dai monaci Benedettini dell' Abbazia di Farfa, durante
la denominazione Longobarda. Devastato da un incendio ad opera dei Saraceni nel
891 e rinnovato nel 974, il monastero fu soppresso nel 1629 da papa Urbano VII
che vi istituì un seminario. L'abbazia, ora quasi totalmente ristrutturata,
spicca immersa nel verde e nella tranquillità solitaria.
Continuando il nostro percorso nella valle possiamo visitare, a Capradosso,
la chiesa di S. Maria dove recenti restauri hanno portato alla luce
afferschi quattrocenteschi , a Petrella Salto , la chiesa della SS.
Annunziata che conserva antichi affreschi di scuola giottesca, e appena fuori
dall' abitato, immerso nel verde, il santuario di Santa Maria Apparì che sorge
nel luogo dove si svolse il miracolo delle ciliegie operato dalla Vergine.
Più a valle giungiamo a Borgo San Pietro , dove, sul finire del sec. XII
trasse i natali Santa Filippa , della nobile famiglia dei Baroni Mareri,
la quale abbracciò la regola francescana e, rinunciando agli agi, si ritirò con
alcune compagne nell' aspra grotta ai piedi del monte sopra Mareri, per condurre
vita monastica. I fratelli dovettero cedere alla sua fermezza e metterle a
disposizione la chiesa si San Pietro di Molito. Del primo edificio
adattato a monastero dalla badessa Filippa non resta più nulla ; dopo aver
subito varie trasformazioni nel corso dei secoli , scomparve definitivamente
sotto le acque del
Lago del Salto nel 1941.
La cappella votiva dove è conservato il corpo e la reliquia del cuore della
santa venne smontata e ricostruita, pietra su pietra, più in alto, dove fu
costruiti l'attuale monastero, che rappresenta anche un interessante museo di
carattere storico e religioso.
Tuttavia S. Filippa Mareri non rappresenta un episodio isolato di santità al
femminile nel Cicolano; come lei S. Chelidonia, padrona di Subiaco, nata a
Poggio Ponesco, appartenente alla famiglia benestante, scelse di perseguire i
propri ideali di vita monastica ed eremitica, seguendo la regola benedettina.
Riprendendo il nostro percorso nei pressi di Fiamignano, da Poggio Poponesco,
borgo fortificato oggi scomparso, troviamo i resti del Convento dei
Cappuccini fondato nel 1568, attivo per circa tre secoli e la chiesa di
S. Maria ad un' unica navata a capriate lignee. Più in alto sul Monte Serra,
la chiesa di S. Angelo in Cacumine Montis e Marmosedio, quella di
San Lorenzo in Fano , sorte entrambe sopra le mura di santuari pagani.
A Radicaro infine, in una piccola cappella, è visibile, impressa nella
roccia, l'orma del piede di San Francesco, che ricorda il passaggio in
questi luoghi del Santo di Assisi.
La tradizione vuole infatti che San Francesco avesse fatto edificare, a
Corvaro, i conventi di
San Francesco Vecchio , dove ha soggiornato, e che avesse fatto
dono del suo cappuccio agli abitanti, oggi conservato nella Chiesa di San
Francesco Nuovo nel
borgo medievale
di Corvaro.
Entrando nel territorio di Pescorocchiano , possiamo visitare pievi medievali
nell' abitato di Pescorrocchiano, S. Elpidio e Roccaberardi.
Presso Torre di Taglio troviamo l'importante santuario di S. Maria di
Pestroce e a Valle di Pescorocchiano , nel cuore del Cicolano , il
santuario della SS. Trinità, ancora oggi meta di pellegrinaggi religiosi.
A Marcetelli ammiriamo la chiesa di Santa Maria in Villa , tornata all'
antico splendore grazie ad un recente restauro.
A Varco Sabino possiamo visitare la chiesa di San Girolamo , anche se il
locale culto religioso è legato indissolubilmente a San Michele Arcangelo,
protettore del paese, in onore del quale venne innalzato un altare nella grotta
dove trovò riparo.
I CASTELLI nel
Cicolano / Valle del Salto
La valle del Salto si presenta con colline verdi, macchie scure di boschi e
foreste da fiaba, magnifiche cime innevate, fiumi trasparenti e laghetti d’alta
quota.
Nel territorio della Valle del salto sono presenti molti Castelli,che una volta
controllavano tutto il territorio, ed oggi sono meta di turismo.
Tra quelli più importanti da visitare sono:
Corvaro
Il
Castello di Corvaro fu fondata nel XII secolo sotto i Normanni, costruita a nord dell’attuale paese.
L’abitazione del feudatario era posizionata nella parte più alta, per motivi di
difensivi e di controllo del territorio, con una superficie di circa 300 mq, con
due torrioni ai lati, oggi rimane solo la torre del lato Ovest.
Al castello si entrava per mezzo di quattro porte, l’unica ben conservata è
quella della porta principale detta "Porta egliu Papittu".
Maleto
Costruito intorno al XII secolo, fu distrutto nel 1379 dai Camponeschi nella
guerra contro i Pretatti.
Meleto si trova a circa 110 mt di altitudine sul monte Frontino.
Oggi è possibile vedere le torri e le mura perimetriche, che circondano
l’abitato.
Collefegato
Si trova sul monte omonimo, dove è possibile visitare il castello costruito nel
XII sec, ed era cinta da mura e rocche per una superficie di 8000 mq
Spedino
Il castello costruito intorno al XI sec. venne ampliato e modificato nei secoli
successivi, tra cui appartené anche alla famiglia Colonna e agli Orsini.
Oggi rimangono solo alcuni resti.
Torano
Oggi può essere vista solo una torre militare (da poco restaurata) a pianta
quadrata, di tipo francese
Poggiovalle
Il castello fu costruito anch’esso intorno al XII secolo, è stata anche la
residenza della regina di Napoli Giovanna I D’Angiò.
Oggi del castello rimangono solo la Rocca e alcuni ruderi, andò distrutto
durante il terremoto di Avezzano.
Castello di Rascino
Costruito tra XI e il XII dall’abbazia di San Salvatore Maggiore, ebbe una
mansione monastica.
Successivamente passò di mano ad alcune famiglie gentilizie dell’Aquila e
successivamente nel 1300 venne abbandonato del tutto.
Oggi si possono ammirare i resti della rocca.
Rigatti
Il castello dei conti Mareri costruito nel XII secolo, si erge in tutta
la sua bellezza sul borgo antico di Rigatti e su tutta la valle del salto.
È sicuramente quello meglio conservato in tutto il comprensorio della Valle del
salto
Poggio Poponesco
Tra Fiamignano e Petrella salto si trova il castello di Poggio Poponesco (XI
secolo).
Qui sarebbe nata, intorno al 1077 la Santa Chelidonia, le cui spoglie si trovano
a Roma.
Oggi rimane solo una torre quadrata e alcuni resti del castello.
Macchiatimone
Il castello risale al XII secolo, fu abbandonato alcuni secoli dopo (1600).
Oggi rimangono alcuni ruderi ricoperti dalla vegetazione.
Castelmenardo
Il castello costruito intorno al X sec. Dalla nobile famiglia dei Marsi,
il castello fu distrutto dal terremoto del 1915, rimangono solo alcuni ruderi.
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